La prima storica promozione in serie B

Il primo campionato dell’USA Rugby Avezzano si svolse nella stagione 1977/78. Tra i principali artefici della fondazione del club vi fu Paolo Mariani, già capitano dell’Aquila Rugby e della nazionale italiana, marsicano doc di Paterno che intuì il grosso potenziale umano e sportivo della sua terra d’origine. Si diede da fare in prima persona, mettendoci anima e corpo.

Come era inevitabile che fosse, le prime uscite della squadra furono di assestamento tra qualche batosta e svariate soddisfazioni. Fin dalle prime partite risultarono evidenti le potenzialità fisiche di quella squadra: la mischia, composta dai primi otto uomini, raggiungeva un peso complessivo di circa 900 kg e, come narravano le cronache dell’epoca, risultava essere tra le più pesanti in Italia (spiccavano le fisicità dei vari Di Renzo, De Zanet, Cerratti, Di Gregorio, Sociali, Bernardi, Capranica, Sorgi, Capodacqua, Cherubini).

Anche i sempre bistrattati trequarti, “accusati” di sudare poco e di non sporcarsi la maglia, erano atleti di buon livello (Molinelli, Di Francesco, Concia, Scoccia, Soccorsi, Dall’ Ara, Di Stefano, Ranalletta D.) in grado di farsi apprezzare per velocità e potenza. Quando la nazionale veniva a giocare all’Aquila capitava di fare un allenamento condiviso dove si provavano touche, mischie, schemi di gioco aperto. Posso garantirvi che nelle mischie chiuse gli azzurri andavano in difficoltà ma nel gioco aperto naturalmente non c’era trippa per gatti. I complimenti, però, non ci bastavano.

L’asticella si doveva alzare e dopo alcuni anni trascorsi a seminare i germogli era arrivato il momento di raccogliere i frutti di tanto lavoro e sacrificio, puntando decisamente alla promozione in serie B (la seconda divisione nazionale di quegli anni era tecnicamente molto valida ed impegnativa). La società dell’allora presidente Filippo Ciavaglioli e del deus ex machina Angelo Trombetta decise di apportare degli innesti tecnici di livello e valore assoluto.

Arrivarono Dino Bandini come allenatore/giocatore (campione d’Italia con L’Aquila Rugby) quindi i fratelli Mauro e Riccardo Zingarelli (nazionali e anche loro campioni d’Italia), Francesco Ciaglia che vantava diverse presenze in serie A ed un giovane di belle speranze, Lucio Pistilli, appena uscito dalla under dell’Aquila Rugby, da sempre fucina di campioni. Lo zoccolo duro restava sempre il manipolo di giocatori avezzanesi: i soliti Di Renzo, Cerratti, Di Gregorio, Sorgi, Cherubini, Concia, Scoccia, Di Stefano, Benedetti e un plotone di giovani promesse: Terrenzio, Lancia C., LanciaF., Maurizi, Russo, Panceri, Renier, Buttari, Gallese S., Iacobucci, Stornelli, De Ciantis e il sottoscritto (tutti scuola Angelo De Zanet) che, supportati dall’arrivo degli amici aquilani, garantivano una competitività all’alto livello.

Le sfide epiche

Sfide epiche con il Viterbo, CUS L’Aquila e Civitavecchia che, alla fine della prima fase, risultarono con l’Avezzano le squadre ammesse alle semifinali per la promozione. All’USA rugby, come quarta classificata della regular season, toccò la prima piazzata del girone Veneto, l’Excelsior Padova. Sembrava una sfida proibitiva che ci vedeva, sulla carta, nettamente sfavoriti. Dai rumors che arrivavano da Padova la squadra Patavina avrebbe fatto un sol boccone dei malcapitati abruzzesi, ma non avevano fatto i conti con il cuore e il coraggio e, perché no, con le capacità tecniche della compagine marsicana.

La semifinale era una doppia sfida di andata e ritorno, con la prima allo Stadio dei Pini di Avezzano. Scendemmo in campo decisi a vendere cara la pelle. Il nostro approccio alla partita fu travolgente , difesa efficace, attacco avanzante, mischia dominante, sovvertimmo ogni pronostico sconfiggendo l’Excelsior Padova con un sonoro 28-13, mettendo una seria ipoteca per la finale. Non avevamo ancora fatto nulla, però, consci che il ritorno sarebbe stato un “inferno”.

Tanto tuonò che piovve: già le condizioni climatiche erano avverse (una domenica fredda ed uggiosa nonostante fosse maggio), ma le condizioni ambientali erano, se vogliamo, ancora peggiori, clima ostile e intimidatorio dentro e fuori dal campo. Restammo sul nostro focus, concentrati sull’obiettivo. Perdemmo di misura con tre punti di scarto e grazie alla differenza tra quelli fatti e quelli subiti conquistammo la finale dove ci attendeva il coriaceo Civitavecchia, già incontrato nella stagione regolare.

L’andata si giocò in trasferta con tanto di tifosi al seguito che organizzarono addirittura un pullman (prima volta nella storia). Fu una partita dura e combattuta, la squadra di casa era consapevole di dover fare per forza risultato in casa perch espugnare il fortino dello Stadio dei Pini era praticamente impossibile. Alla fine riuscimmo a vincere 12-9 al termine di una partita molto chiusa, decisa da Luca Terrenzio, cecchino infallibile dalla piazzola.

Tutto era ancora aperto e il Civitavecchia sarebbe venuto a giocarsi la serie B senza regalarci nulla. La gara di ritorno fu sulla falsa riga dell’andata: partita maschia ed equilibrata ma alla fine la spuntammo per 12-10. La festa poteva avere inizio il sogno della serie B si era avverato.

La vera forza dell’USA Rugby in quella stagione fu lo spogliatoio.

Mauro e Riccardo Zingarelli, Dino Bandini, Francesco Ciaglia, Lucio Pistilli tutti Aquilani perfettamente integrati nel tessuto Avezzanese , un mix di capacità tecniche e soprattutto umane, fecero di quella

Squadra una delle più “belle” in assoluto.

Diventa sponsor dell'Avezzano Rugby

Scopri di più da Avezzano Rugby

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Una risposta a “La prima storica promozione in serie B”

  1. È vero fu una fase, a quattro partite, epica. Un omaggio doveroso va a Paolo Mariani. A Trombetta (come inizialmente lo si chiamava, solo successivamente Angelo, ma dopo qualche anno) e agli Aquilani che ci dettero una poderosa mano e la loro notevole esperienza. La squadra rimase concentrata sul lungo campionato, questo perché, come avrebbe detto in un intervista memorabile il grande pilone sx di quella squadra: il rugby è una questione di “concentramento “. Non faceva evidentemente riferimento al quartiere che ci ha ospitato per decenni, ma alla intensa applicazione della mente su un solo obiettivo: vincere per la prima volta un campionato importante. E vincemmo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *